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"Ci" parte 6 particolarità d'uso di "ci" e "ne"

Particolarità d'uso di "ci" e "ne"

 ricordiamo che in italiano i monosillabi non vanno mai accentati, a meno che non abbiano due funzioni grammaticali diverse. "Ci" quindi non va mai accentato, mentre "ne" va accentato solo quando si tratta di negazione correlativa: non voglio indossare né questo né quello. Il "ne" può portare l'apostrofo in poesia (ne'), come abbreviazione della preposizione articolata "nei": nell'armi e ne' perigli (G.Leopardi "All'Italia")
 la particella "ci" combinata con i pronomi diretti lo, la, li, le, ne diventa "ce" (ma che ce ne importa?) , mentre segue senza variare i pronomi mi, ti, vi (ti ci vuole un bagno caldo).
 posizione nei verbi:
imperativo
  • si uniscono alla 2 persona singolare (tu) e plurale (voi) dell'imperativo. Es. comprane due perfavore; portateci una birra.
  • raddoppiano la consonante con i verbi andare, dare, dire, fare e stare. Es. vacci tu in quel postaccio; dacci oggi il nostro pane quotidiano; dicci perfavore se sta bene; fanne un altro; ti do un consiglio: stanne fuori!
  • quando si tratta di dare del Lei, nella 3 persona singolare, allora il pronome precede il verbo. Es. ne prenda ancora un po'; ci vada pure.
infinito
  • si aggiungono alla fine: bisogna andarci prima delle 8.00; devi prenderne almeno due copie.
negazione
  • possono andare tra la negazione e il verbo oppure alla fine: non ne mangiare più o ti farà male la pancia/non mangiarne più o ti farà male la pancia; non ci andare, è pericoloso/non andarci, è pericoloso. 
ridondaza e dislocazione: in alcuni casi "ci" si trova ripetuto nel suo significato, ossia non sostituisce un elemento della frase ma lo accompagna. Se, per esempio, prendiamo in considerazione la frase "da quell'orecchio non ci sente" notiamo che "ci" dovrebbe sostituire "da quell'oreccho", invece entrambi gli elementi sono presenti. Questo può essere il risultato di una ridondanza ma anche di una dislocazione, in entrambi i casi si vuole enfatizzare il messaggio.
Ripassiamo:
  • la ridondanza è un fenomeno linguistico che si verifica quando una determinata informazione viene espressa più di una volta all'interno di una frase o di un testo. In alcuni casi l'eccesso e la ripetizione degli elementi può risultare superfluo e rallenta la comunicazione; in altri, al contrario, può rendere il messaggio più chiaro e comprensibile per il destinatario, soprattutto in caso di frasi complesse, di comunicazioni di emergenza o di concetti difficili da esprimere in modo preciso. Inoltre, la ridondanza grammaticale può essere utile per enfatizzare un concetto o per evitare possibili ambiguità o fraintendimenti.
  • una dislocazione è una costruzione sintattica che consiste nello spostamento  di un elemento dalla sua posizione sintattica regolare all'interno della frase. Può essere a sinistra:  a Giada, il regalo gli piacerà sicuramente; oppure a destra: ci sono andato solo per divertirmi a quella festa, null'altro.
 uso popolare e informale:
  1. "ci" nel senso di ‘a lei’, ‘a lui’, ‘a loro’ è da evitare. Es: l’ho incontrata ieri sera e ci ho detto.
  2. "ci" usato per rafforzare il verbo avere: c(i) ho caldo!; c'ho un problema! Essendo tipico della lingua parlata la sua grafia non è mai stata codificata, anche se ne abbiamo esempi in letteratura, quando i grandi scrittori, volevano riportare appunto la forma popolare di esprimersi: che colpa ci ho io? (L. Capuana, "Novelle")

    Averci ha però anche 
    una forma corretta di utilizzo, ossia quando indica il possesso o il controllo su qualcosa: sì, ce l'ho! Questo verbo pronominale viene spesso utilizzato per esprimere il possesso di oggetti, persone o concetti astratti. Ad esempio, si può dire Ce l'ho per indicare il possesso di qualcosa o Non ce l'ho per indicare l'assenza o la mancanza di qualcosa. Il verbo "averci" consente dunque di esprimere in modo chiaro e conciso la presenza o il possesso di qualcosa, contribuendo alla precisione e alla ricchezza della lingua italiana.
Esercizio: prova a coniugare correttamente i verbi all'infinito

Era una gelida notte d'inverno e Lucia stava camminando per le strade della città. Sentiva il freddo pungente penetrare attraverso ogni strato di abbigliamento e rabbrividiva. "Averci freddo", si lamentò con il suo amico Marco, che camminava al suo fianco. "Eh, anche io. Ma almeno ho portato una giacca pesante", rispose lui. “Hai portato almeno una sciarpa?” le chiese. “No, non averci (la)” sospirò Lucia.
Fermarci ad un bar e ti offro una cioccolata calda!” propose Marco e mentre Lucia annuiva dolcemente, pensò: “Non volerci molto a farla contenta”.
Non appena si sedettero al tavolo, notarono un gruppo di ragazzi che stavano cercando di spostare un grosso armadietto. "Darci una mano per favore", chiesero i ragazzi, vedendo che Lucia e Marco stavano osservando la scena. “Certo, mancarci altro!” risposero e insieme ai ragazzi, riuscirono finalmente a spostare l'armadietto. Tutti si congratularono per il lavoro di squadra. "Portarci dei caffé", chiesero i ragazzi, poi rivolti a Lucia e Marco aggiunsero "Offriamo noi, esserci di grande aiuto”.
Mentre sorbivano il loro caffé caldo, Lucia e Marco si resero conto che non importa quanto freddo faccia fuori, esserci  sempre modi per scaldarsi il cuore.

Esercizio ci ne parte 6
trascrizione
  1. Quanti di questi giochi hai fatto? ... ho fatti una dozzina.
  2. ... presti i trucchi per stasera?
  3. Hai provato le olive? No, non ... ho provata neanche una.
  4. Ti ricordi di Giulio? No, non me ... ricordo.
  5. Le hai parlato di tua madre? No, non glie... ho parlato.
  6. Babbo, ci hai portato dei regali? Sì, ve ... ho portati tanti.
  7. Dove vi siete persi? ... siamo persi tra le bancarelle, c'era molta folla.
  8. Ci accompagni a comprare gli zaini? Sì, vi ... accompagno.
  9. Gli piace la birra e ... beve tanta.
  10. In palestra ... sono gli attrezzi per fare ginnastica.


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