Abbiamo precedentemente spiegato un uso particolare della particella "ci". Ricordiamolo e approfondiamolo:
la particella "ci" combinata con i pronomi diretti lo, la, li, le, ne diventa "ce", mentre segue senza variare i pronomi mi, ti, vi.
Esempi
Porto io Luna a scuola./Ce la porto io.
Ti dovresti essere abituato al nuovo orario./Ti ci dovresti essere abituato.
Ti dovresti essere abituato al nuovo orario./Ti ci dovresti essere abituato.
Aiutiamoci con i grandi esempi letterari per vedere questa funzione in diversi contesti.
Edmondo De Amicis, Cuore
Non sarò un soldato codardo, no; ma ci andrei molto più
volentieri alla scuola, se il maestro ci facesse ogni giorno un racconto come quello di questa mattina. Ogni
mese, disse, ce ne farà uno, ce lo darà scritto, e sarà
sempre il racconto d'un atto bello e vero, compiuto da
un ragazzo.
- Li
avete presi i due cucchiaini di siroppo? Quando non ce
ne sarà più darò una scappata dallo speziale.
Un altro maestro di quarta è vecchio e tutto bianco ed è
stato maestro dei ciechi. Ce n'è uno ben vestito, con gli
occhiali, e due baffetti biondi, che chiamavano l'avvocatino.
I poveri amano l'elemosina dei ragazzi perché
non li umilia, e perché i ragazzi, che han bisogno di tutti, somigliano a loro. vedi che ce n'è sempre intorno alle
scuole, dei poveri.
- Voi festeggiate l'inverno... Ma ci son dei ragazzi che
non hanno né panni, né scarpe, né fuoco. Ce ne son migliaia i quali scendono ai villaggi, con un lungo cammino, portando nelle mani sanguinanti dai geloni un pezzo
di legno per riscaldare la scuola.
Ma ce n'è un'altra che mi piace pure: la maestrina
della prima inferiore numero 3, quella giovane col viso
color di rosa, che ha due belle pozzette nelle guancie, e
porta una gran penna rossa sul cappellino e una crocetta
di vetro giallo appesa al collo.
Dio che ci
ha gettati l'uno nelle braccia dell'altro, non ci separerà
per sempre; quando io morirò, quando tuo padre morrà,
non ce le diremo quelle tremende e disperate parole: -
mamma, babbo, Enrico, non ti vedrò mai più! - Noi ci
rivedremo in un'altra vita, dove chi ha molto sofferto in
questa sarà compensato.
- Coraggio,
coraggio, Tata, guarirai, ce n'andremo, torneremo a casa
con la mamma, ancora un po' di coraggio!
Un ometto già un po' curvo, cogli occhi chiari,
col viso sempre sbarbato. Severo, ma di buone maniere,
che ci voleva bene come un padre e non ce ne perdonava una. Era venuto su da contadino, a furia di studio e di
privazioni. Un galantuomo.
- No, maestro, - gli disse mio padre, ripigliando il cammino, - lei ce n'ha ancora molti figliuoli, sparsi per il
mondo, che si ricordano di lei, come io me ne son sempre ricordato.
Cara ragazza! Fra tutte le creature
umane che si guadagnan la vita col lavoro, non ce n'è
una che se la guadagni più santamente di te, figliuola
mia.
E ricordatene bene, - disse mio padre, - perché delle
migliaia di mani che stringerai nella vita, non ce ne saranno forse dieci che valgono la sua.
- Ma dov'è quest'istituto? - domandò. - Mia moglie ce
l'accompagnò ch'ero già partito. Mi pare che debba essere da queste parti.
E sotto la corona grande, ce n'era appesa una piccola, che avevan portata i
suoi bambini.
Alcuni avranno delle disgrazie,
perderanno presto il padre e la madre; altri moriranno
giovani; altri forse verseranno nobilmente il loro sangue
nelle battaglie, molti saranno bravi e onesti operai, padri
di famiglie operose e oneste come loro, e chi sa che non
ce ne sia qualcuno pure, che renderà dei grandi servigi
al suo paese e farà il suo nome glorioso.
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