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Ci o Ne? Parte 16 ce e ci

Abbiamo precedentemente spiegato un uso particolare della particella "ci". Ricordiamolo e approfondiamolo:

la particella "ci" combinata con i pronomi diretti lo, la, li, le, ne diventa "ce", mentre segue senza variare i pronomi mi, ti, vi.

Esempi
Porto io Luna a scuola./Ce la porto io.
Ti dovresti essere abituato al nuovo orario./Ti ci dovresti essere abituato.

Aiutiamoci con i grandi esempi letterari per vedere questa funzione in diversi contesti.

Edmondo De Amicis, Cuore

Non sarò un soldato codardo, no; ma ci andrei molto più volentieri alla scuola, se il maestro ci facesse ogni giorno un racconto come quello di questa mattina. Ogni mese, disse, ce ne farà uno, ce lo darà scritto, e sarà sempre il racconto d'un atto bello e vero, compiuto da un ragazzo.

- Li avete presi i due cucchiaini di siroppo? Quando non ce ne sarà più darò una scappata dallo speziale.

Un altro maestro di quarta è vecchio e tutto bianco ed è stato maestro dei ciechi. Ce n'è uno ben vestito, con gli occhiali, e due baffetti biondi, che chiamavano l'avvocatino.

I poveri amano l'elemosina dei ragazzi perché non li umilia, e perché i ragazzi, che han bisogno di tutti, somigliano a loro. vedi che ce n'è sempre intorno alle scuole, dei poveri.

- Voi festeggiate l'inverno... Ma ci son dei ragazzi che non hanno né panni, né scarpe, né fuoco. Ce ne son migliaia i quali scendono ai villaggi, con un lungo cammino, portando nelle mani sanguinanti dai geloni un pezzo di legno per riscaldare la scuola.

Ma ce n'è un'altra che mi piace pure: la maestrina della prima inferiore numero 3, quella giovane col viso color di rosa, che ha due belle pozzette nelle guancie, e porta una gran penna rossa sul cappellino e una crocetta di vetro giallo appesa al collo.

Dio che ci ha gettati l'uno nelle braccia dell'altro, non ci separerà per sempre; quando io morirò, quando tuo padre morrà, non ce le diremo quelle tremende e disperate parole: - mamma, babbo, Enrico, non ti vedrò mai più! - Noi ci rivedremo in un'altra vita, dove chi ha molto sofferto in questa sarà compensato.

- Coraggio, coraggio, Tata, guarirai, ce n'andremo, torneremo a casa con la mamma, ancora un po' di coraggio! 

Un ometto già un po' curvo, cogli occhi chiari, col viso sempre sbarbato. Severo, ma di buone maniere, che ci voleva bene come un padre e non ce ne perdonava una. Era venuto su da contadino, a furia di studio e di privazioni. Un galantuomo. 

- No, maestro, - gli disse mio padre, ripigliando il cammino, - lei ce n'ha ancora molti figliuoli, sparsi per il mondo, che si ricordano di lei, come io me ne son sempre ricordato.

Cara ragazza! Fra tutte le creature umane che si guadagnan la vita col lavoro, non ce n'è una che se la guadagni più santamente di te, figliuola mia.

E ricordatene bene, - disse mio padre, - perché delle migliaia di mani che stringerai nella vita, non ce ne saranno forse dieci che valgono la sua.

- Ma dov'è quest'istituto? - domandò. - Mia moglie ce l'accompagnò ch'ero già partito. Mi pare che debba essere da queste parti.

E sotto la corona grande, ce n'era appesa una piccola, che avevan portata i suoi bambini.

Alcuni avranno delle disgrazie, perderanno presto il padre e la madre; altri moriranno giovani; altri forse verseranno nobilmente il loro sangue nelle battaglie, molti saranno bravi e onesti operai, padri di famiglie operose e oneste come loro, e chi sa che non ce ne sia qualcuno pure, che renderà dei grandi servigi al suo paese e farà il suo nome glorioso. 


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